Friday, 07 March 2014

Interview with JOY GRIFONI

Ci parli della sua formazione professionale.

A 15 anni ho intrapreso lo studio del basso el. con il M°Carmenati per proseguire a Roma con il M°Siniscalco. Mi sono avviata allo studio del c.basso in ambito classico attraverso il Conservatorio S.Cecilia con il M°Grillo, esperto di musica contemporanea. Il primo a trasmettermi un fortissimo amore per il contrabbasso jazz è stato il M°Pietroni. Presso il conservatorio Refice mi sono laureata in c.basso (spec.jazz) grazie alla paziente guida del M°Cantarano. Nel corso degli anni ho frequentato stages formativi (Fabriano In jazz, Arce via jazz, Umbria jazz, Siena Jazz) i quali mi hanno permesso di approfondire la mia ricerca grazie a docenti di fama internazionale (Franco Petracchi, Dalla Porta, Furio Di Castri). Ho compiuto studi di arrangiamento e composizione con i docenti Pecchia, Spadoni, Colombo, Tombolesi. La mia laurea cum laude in musicologia mi ha avviata alla ricerca in ambito storico con i docenti Zenni, Onori, Gosset, Petrobelli, Piperno, Giuriati, Rostagno.

Che tipo di musica compone e crea?

Ad oggi cerco di comporre una musica auspicabilmente onesta, che rifletta la mia immagine interiore, che sappia descrivere il mio percorso umano e di ricerca culturale. La mia musica si muove soprattutto fra il jazz e la contemporanea senza evitare, tuttavia, di cogliere spunti altrove, evitando di cadere nelle banale intransigenza a cui tendono molte etichette linguistico-discografiche. Io stessa ascolto di tutto, dal free jazz più spietato fino al pop di buon livello (sono innamorata dei Beatles e di Joni Mitchell, per dire..). Adoro l’idea ellenica e wagneriana di “arte come composto di linguaggi”; nel futuro anteriore mi piacerebbe poter scrivere cose che vadano al di là delle barriere mediatiche; ad oggi sto lavorando su diversi progetti pluri-sensoriali fatti di musica, immagine e parola. Amo la musica tanto quanto amo la letteratura e le arti visive. Questa nuova formula mi consente di creare senza limiti dei racconti fatti di “musica cromatica”.

Ha incontrato delle difficoltà nella sua carriera? E che tipo di difficoltà?

Qualsiasi persona che abbia un minimo di curiosità intellettuale incontra diversi problemi nel suo percorso: problemi di imparzialità etica, di identità, contingenze legate all’ansia di approvazione..
Quello che più mi ha ferita nel mio cammino è stato dover notare in molti contesti una spiccata mancanza di meritocrazia, che porta spessissimo a concedere spazi a persone che non hanno contenuti per riempire questi gap con cose nuove e stimolanti. Nella mia quotidianità sono contrabbassista in ambiente jazz, un ambiente ancora poco frequentato da donne strumentiste (in Italia). Suono uno strumento maschile il cui apprendistato è tutt’oggi ancora sconsigliato alle donne in molti conservatori retrogradi. Vorrei che il mio paese si svecchiasse da tutto questo, che facesse realmente della scuola uno strumento di fruizione e non di contrizione, che rinunciasse ai troppi esterofilismi artistici. Vedo in questa terra molti potenzialità sopite in attesa di spazio.

Cosa pensa che possa essere fatto per aiutare le donne che lavorano in ambito musicale?

Noi donne, per millenni, siamo state scoraggiate dal possedere una nostra originale espressività culturale. Ce lo siamo fatte andar bene, in qualche modo, perché mantenevamo un forte potere creativo nell’atto del parto. Oggi la maternità creativa è diventata una dimensione più ampia che abbraccia anche alcuni mestieri e le arti, ma quello che ci manca è un istinto di sorellanza che ci insegni una maggiore cooperazione. Ci vorrebbe una rete (magari, in rete) che consenta concretamente maggiori scambi di idee e la possibilità di allacciare collaborazioni professionali a livello internazionale. Una rete, insomma, di “start-up rosa” che andrebbero poi supportate mediante fondi di enti interni alla rete stessa. Dobbiamo superare gli antagonismi per re-imparare a comunicare. Questa rete di sicurezza ci darebbe la possibilità di evadere da costrizioni dolorose cui siamo sottoposte a causa di simbologie sociali ancora oggi diffuse ad ogni livello culturale.

 

More in this category: « Interview with BIRGITTA FLICK

petizione

WIMUST - Access and Equal Opportunities for Women in the Performing Arts

PETITION ON LINE - Read More